Studio Guido Moretti

LA CASA DE LA MUJER - Rabouni - Tindouf - Algeria

 

La Casa de la Mujer
Nomination per l'Aga Khan Award of Architecture 2010
Segnalazione con pubblicazione nel catalogo del Premio internazionale alla Committenza di Architettura
Dedalo - MInosse 2010/2011







Realizzato - Progetto pubblicato



Nomination Aga Khan Award
Nomination Aga Khan Award of Architecture 2008-2010


La Casa de la Mujer
LA CASA DE LA MUJER - Rabouni, Tindouf (Algeria)


Prospetto d'ingersso
Prospetto d'ingresso


Prospetto posteriore
Prospetto posteriore


Pianta
Pianta


Sezione longitudinale
Sezione longitudinale


Climatizzazione passiva
Climatizzazione passiva


Climatizzazione passiva
Climatizzazione passiva


Climatizzazione passiva
Climatizzazione passiva


Localizzazione geografica


Localizzazione topografica



Vista laterale



Interno



Interno con finestre a claustra


Ingresso
Ingresso con volta a botte



Cortile intercluso



Si tratta di un Centro Polifunzionale realizzato con finalità umanitarie nella zona desertica di Rabouni (Tindouf), Algeria, dove vivono i rifugiati Saharawi con gli aiuti della cooperazione internazionale. Il Centro è destinato all’Unione Nazionale delle Donne Saharawi per attività formative, particolarmente indirizzate all’impiego della strumentazione informatica.

La costruzione, realizzata da maestranze locali con la direzione dell’autore, è stato inaugurato l’8 marzo 2007.
I riferimenti culturali del progetto si riconoscono nelle costruzioni in terra del Mali, del Sud algerino e nelle realizzazioni di Hassan Fathy nell’Alto Egitto. L’organizzazione degli spazi è semplice: un quadrato con lato di 15 m. è attraversato da un corridoio centrale con volta a botte che distribuisce quattro ambienti con copertura a cupola. Interclusi tra coppie di ambienti sono presenti due piccoli cortili con forature sull’esterno, accessibili dalle camere e dal corridoio. Sul fondo di questo si trovano i locali igienici.

Il materiale da costruzione è l’adobe (fango essiccato al sole) in mattoni non stabilizzati realizzati nei “campamentos”, con murature di spessore 40 cm. Le finestre sono dotate di “claustra”, macro griglie in mattoni a disegno geometrico per la protezione dal sole e dal vento, oltre che per accelerazione dei flussi d’aria in entrata. Il colore bianco ne aumenta la luminosità senza influire sulla temperatura dell’ambiente.

Sotto l’aspetto della sicurezza statica, alcune precauzioni adottate si sono rivelate decisive nell’affrontare senza danni la devastante e imprevedibile alluvione che si è abbattuta con piogge torrenziali nel marzo 2006 sui villaggi di terra e sul cantiere, a costruzione ancora priva di coperture, e che invece ha messo in condizioni di inabitabilità più del 70% delle casa Saharawi.

In particolare: la localizzazione su piccolo rilevato, che ha evitato il ristagno d’acqua su ogni lato; le fondazioni, profonde solo poche decine di centimetri ma realizzate con tavole di contenimento, pietre legate da cemento e particolarmente curate nella messa a livello; i contrafforti esterni, sia angolari che in corrispondenza dei nodi di incrocio delle murature; il maggior spessore delle murature rispetto alle consuetudini locali; gli archi incrociati all’interno degli ambienti con funzione, oltre che di sostegno delle cupole, anche di irrigidimento della struttura.

Va però tenuto conto del quadro meteorologico che in questi anni appare mutato a livelli globali e che può far pensare al ripetersi di eventi come quello descritto. Si sono anche considerati i danni che le cupole in mattoni di terra, presenti sugli edifici pubblici dei campi, hanno subito a tappeto con l’alluvione.

Quindi, per la realizzazione delle cupole e della volta, si è preferita una tecnologia che “evoca” in modo rudimentale il cemento armato, cioè centine di sostegno, armatura di tondini e rete e cemento a rinzaffo di cazzuola. Internamente la finitura è ad intonaco di terra stesa a mano, mentre sull’esterno si è creato un strato impermeabile con latte di calce e intonaco di terra.

Ma, al di là delle finiture alquanto sommarie rispetto ai nostri standard, la costruzione risulta accogliente e, soprattutto, relativamente fresca, anche rispetto a condizioni di elevatissime temperature esterne. Il risultato è frutto delle ricerche sui saperi del deserto condotte nel corso di vari anni dall’autore che hanno consentito di mettere in pratica svariate soluzioni di mitigazione passiva del clima interno.

Il materiale di costruzione dei paramenti murari è l’adobe di alto spessore, che garantisce buoni livelli di coibentazione termica; le finestre sono dotate di macro griglie a claustra al fine di accelerare la velocità dei flussi d’aria in transito; i cortili interclusi e ventilati da aperture, una sorte di patii interni, con le loro pareti in ombra, costituiscono una riserva di aria più fresca che viene richiamata all’interno attraverso le finestre a claustra; le quattro cupole e la lunga volta a botte, rispetto ad equivalenti coperture piane, assicurano prestazioni termiche più efficaci.

Infatti i flussi d’aria, incontrando il volume della cupola, sono obbligati a ridurre la sezione di passaggio, con accelerazione e conseguente effetto raffrescante della superficie. Poi perché la superficie esterna della cupola, salvo quando il sole è allo zenit, presenta sempre una parte illuminata e una in ombra, a differenti temperature, che determinano un benefico movimento d’aria all’interno. Ancora: la maggiore altezza della cupola raccoglie i moti convettivi di aria calda, lasciando gli strati inferiori, nell’ambiente abitabile, più freschi. Nella cupola i raggi solari, paralleli, insistono su una superficie maggiore rispetto al tetto piano, producendo un minore effetto termico nell’ambiente sottostante. Al contrario, la maggiore superficie esposta radialmente al cielo notturno determina maggiore sottrazione di calore alla superficie della cupola.